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La ricerca di Pietro Belotti è un’esplorazione profonda del linguaggio nelle
sue forme più elementari e primarie. Risalendo agli albori della comunica-
zione umana, l’artista si interroga sulla possibilità di instaurare una modali-
tà di linguaggio che preceda la verbalizzazione consapevole, elaborando
un sistema di segni, simboli e icone arcaico e misterioso. Colti nel loro in-
sieme, questi segni compongono un alfabeto visivo evocativo, traducibile
graficamente in composizioni di quadrati chiusi e confinati nella matrice
3×3, dalle infinite combinazioni. Simboli che richiamano linguaggi antichi,
codici segreti, o forse, leggi di una dottrina aliena, afferenti a una realtà
altra.
La pratica di Belotti risponde a una necessità di ritorno a una forma pri-
mordiale di espressione, un “grado zero” del linguaggio, svuotato del suo
contenuto semantico. Attraverso una continua reiterazione, il segno de-
contestualizzato diventa una forma enigmatica che, nella sua assenza, si
apre a nuove possibilità interpretative.
Come sostiene Pietro Belotti: “Nel mio percorso credo di aver sempre cer-
cato un’origine, un’immagine che conduca al confine primo, al reale, alla
scoperta del simbolo potenziale, ma per un momento ancora senza conte-
nuto e privo del gesto della mano: un’impronta intenzionale di una minima
particella di senso”.

Giulia Moscheni

Pietro Belotti (1966) vive e lavora a Bergamo. La sua ricerca esplora il linguaggio e la comunicazione attraverso una varietà di tecniche, tra cui fotografia, disegno, scultura, installazione e video. Le sue opere indagano il significato dei segni e dei simboli, il momento primordiale della comunicazione e il rapporto tra percezione, forma e contenuto. Finalista del Premio Arte Laguna Prize 2023 (Venezia), ha esposto in diverse mostre come OGGETTO LIBRO all’ADI Design Museum di Milano (2021), DOVE VADO QUANDO DORMO a Chippendale Studio Milano (2020) e in collettive come Dummy PhotoBook  (Galleria Ceribelli, Bergamo) nel 2017 e Centrale Festival (Fano) nel 2021. Ha ottenuto riconoscimenti prestigiosi come la selezione al Premio per la Fotografia Contemporanea Francesco Fabbri (2017)